Home Speciale Parla la sorella, Federica Pecorari

Parla la sorella, Federica Pecorari

by Redazione

“Essendo un’azienda familiare la nostra, faccio un po’ di tutto”. A parlare è Federica Pecorari, sorella di Francesca, la “piccola” di casa. È lei che oggi comunica Lis Neris, l’azienda di famiglia, nel mondo. “Tradizione, identità, territorio, riconoscibilità: sono i vini che parlano da soli, io mi limito a dargli voce, ad accompagnarli in un percorso che è solo loro”. Questo accade quando si punta tutto quello che si ha sulla qualità estrema, senza compromessi, applicando un’etica di vita al lavoro. Lavoro in cui una famiglia dopo la perdita di una sorella e di una figlia si è buttata a capofitto, rimboccandosi le maniche, riprogettando il percorso ma non gli obiettivi. Federica è di poche parole, come sottolinea anche lei: precisa, misurata, perfezionista. E molto concreta. “Sono io quella che viaggia, merito del mio inglese”, ci racconta. “Porto Lis Neris nel mondo, concludo i contratti, mi occupo del marketing. Siamo presenti in tutta Europa, in diversi paesi dell’Asia, in Australia, Nord America, qualche isola del Centro America. Difficile quantificarne il numero preciso. Il mio futuro? Non mi piace fare previsioni ma mi vedo qui”. Federica la incontriamo in Friuli Venezia Giulia, nella sede aziendale di San Lorenzo Isontino (Go) durante la festa di compleanno in memoria della sorella. Una festa che abbiamo raccontato su questo sito e che ha visto la presenza di diversi amici produttori con il proprio vino del cuore, ricavato devoluto alla Fondazione Francesca Pecorari. “Non ci sono vini cui mi sento particolarmente legata, non esiste quello che mi fa partire col presupposto di acquistarlo perché in Italia come all’estero c’è una varietà tale con possibilità di scelta infinite che mi rendono difficile focalizzarmi su un solo prodotto. Oggi la qualità si è alzata in maniera abbastanza uniforme in molti paesi, penso al Sud America e in particolare al Cile, dove il balzo in avanti è stato significativo, ma anche a Napa Valley in California, all’Australia e alla Nuova Zelanda. Il nostro Friuli Venezia Giulia ha un potenziale incredibile, fantastico e noi dobbiamo rimboccarci le maniche in un’ottica unitaria di marketing e comunicazione, dobbiamo farci sentire con la voce un po’ più grossa. Credo che sia solo questione di tempo”.

E poi Fatto in Paradiso, il vino il cui ricavato è destinato alle attività della onlus a sostegno dell’infanzia disagiata nel mondo. E la cui inconfondibile etichetta colorata è stata disegnata da Francesca, che sognava un vino particolare, forse che un po’ le assomigliasse, a cominciare dal nome. Probabilmente un vino che esprimesse già nei colori la gioia di vivere della sua età: il giallo, il rosso, il blu, il nero, sottrazione di tutti i colori, e il bianco, la loro somma. Sottrazione e somma quasi a significare che tutto si riduce a uno. “Fatto in paradiso è proprio un vino del cuore”, spiega Federica. “È stato creato con lo scopo di portare un sorriso alle persone, in particolare ai bambini che sono nel bisogno. È un vino che vuole trovare uno spazio suo. E per questo non andiamo a spiegarlo nei dettagli dal punto di vista degustativo e della sua composizione. È firmato da noi che ne garantiamo la qualità. Sono previsti dei varietali fissi ma ogni annata può leggermente variare”. E continua: “Centrale è la sua etichetta realizzata da mia sorella. Avevamo intenzione di fare un vino nuovo Lis Neris ed è lei che ha deciso che si sarebbe chiamato Fatto in Paradiso, come la canzone dei Queen Made in Heaven, che amava particolarmente. Purtroppo il progetto non è partito. Ma quando è successo tutto ed è nata la fondazione “lui” era già lì a chiamarci e noi abbiamo semplicemente risposto. Il dopo Francesca è stato molto duro, abbiamo cercato di trarre dal negativo qualcosa di positivo, come attribuire il valore giusto alle cose e capire ciò che veramente è importante nella quotidianità. Tutto questo per me, oggi, sono gli affetti, le passioni, che non significa mettere da parte il lavoro, che deve essere una passione altrimenti non avrebbe senso. Ma anche riuscire a dare i tempi giusti alle cose giuste, non fasciarsi troppo la testa dietro a ciò che non merita tutto il tempo che spesso gli dedichiamo”.

Francesca che in azienda aveva appena iniziato a muovere i primi passi. Francesca che stava trovando la sua strada. “Abbiamo iniziato a lavorare nel marketing all’estero quando avevamo 14 o 15 anni ed è stata una bella scuola, molto formativa. Lei aveva iniziato a sviluppare un aspetto della comunicazione un po’ più creativo, al di fuori degli stereotipi”. Continua: “Era la mia migliore amica. Essendo io timida, sapeva tirar fuori la mia parte più festosa, gioiosa. Mi ha fatto veramente da sorella maggiore, mi ha sempre aiutata in tutte le situazioni difficili. Lei era quella più estrosa, creativa, anche per questo suonava e amava la musica come la può amare chi capisce le note. Io, invece, devo avere tutto a posto”. Due sorelle, diverse ma complementari. Ed è proprio in questa diversità che probabilmente nasce la loro sintonia perfetta, l’attrazione degli opposti. L’immagine è ben espressa da Federica, che sa cogliere con un solo concetto una vita intera: “Lei era quella che lanciava per aria i fiori, io ero dietro a raccoglierli”.

 

Per maggiori informazioni e per sostenere i progetti della Fondazione: come partecipare.

 

You may also like