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I VINI DEL CUORE

by Redazione

Solidarietà. Un concetto astratto che assume un senso quando si colora di concretezza, di voglia di fare, di darsi una mano. Perché le fondazioni portano avanti i loro progetti così, con l’impegno, anche piccolo, di tanti. Nove produttori hanno deciso di partecipare alla nostra Festa di compleanno e portare i loro vini del cuore, il cui ricavato è stato devoluto in sostegno delle attività benefiche della Fondazione Francesca Pecorari. Ecco i nomi di chi non soltanto ha messo le bottiglie ma ha passato il pomeriggio a servire i vini ai banchi di degustazione allestiti all’interno del relais Lis Neris: Domenico Clerico e Matteo Correggia dal Piemonte; Allegrini e Monte Faustino dal Veneto; Arunda dall’Alto Adige; Livio Felluga, Venica&Venica, Villa Russiz dal Friuli; il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano dalla Toscana. Naturalmente a partire dal nostro Fatto in paradiso, firmato da Lis Neris, azienda friulana della famiglia di Francesca. Presente anche il vino che contribuisce alla onlus Diamo un taglio alla sete, di cui abbiamo già parlato in precedenza. Un  sentito grazie alle aziende agricole Li.Re.Ste, di Merlana (Udine), per la selezione di formaggi a latte crudo di sola pezzata rossa (e da filiera corta) e D’Osvaldo, terza generazione nella produzione artigianale di prosciutti crudi (e non solo) a Cormons: particolarità, il crudo viene leggermente affumicato con legno di ciliegio e di alloro, che conferiscono un sentore fine di fumo al prodotto.

                                     

Iniziamo a conoscere alcuni dei nostri amici produttori:

Matteo Correggia. Qualità ed eccellenza senza compromessi. Anche fra le stelle. Grazie all’amico astronomo Vincenzo Zappalà. Sì, perché a Matteo, scomparso improvvisamente a 38 anni in vigna, lasciando una famiglia, è dedicato l’asteroide 1984 EQ, scoperto nel 1984  in Arizona. Famiglia che oggi continua con grandi risultati il suo lavoro, senza tradirne l’anima. Siamo nel Cuneese, sulle colline del Roero. A Canale. E Matteo di queste terre è stato un grande protagonista, il primo a credere nel territorio e in una denominazione e, importando la qualità francese, a tracciare un solco oggi seguito da molti. Matteo intuitivo, visionario, rivoluzionario. Uno che nella metà anni ‘80 ereditando l’azienda agricola decide di coltivare vigne e produrre vino dove fino ad allora si erano coltivate frutta e verdura. Investe su Nebbiolo, Barbera, Arneis e Brachetto. Matteo pioniere dei cru nel 1987. Matteo che nel suo lavoro ci credeva e lo viveva come un dono. Le etichette sono opera di un recente restyling dell’artista uruguaiano Coco Cano. Racconta Ornella Costa: “Coco Cano ha conosciuto mio marito prima di me. Ha disegnato le etichette dei suoi primi vini, una sintonia immediata. Quando gli ha proposto  il disegno delle colline con un sole, colline che nella loro estensione gli ricordavano il mare che lo divideva dall’Uruguay, il progetto è subito diventato il nostro logo aziendale”. Degustiamo il Nebbiolo in purezza Matteo Correggia, dalla vigna più vecchia. Un vino che ha seguito un affinamento molto innovativo per quanto riguarda il materiale utilizzato. “Ceramica al 100%, motivo per cui non potremo utilizzare la denominazione Roero e lo chiameremo Vino Rosso, ma il progetto va oltre la denominazione”, spiega. “È mio figlio che ha scelto questo affinamento così innovativo, come innovativo era mio marito”. Il vino del cuore si chiama Per papà. Sì, il papà di Giovanni e di Brigitta.

                          

Domenico Clerico. Vignaiolo appassionato, ci ha lasciati l’anno scorso, a luglio. La moglie Giuliana Viberti condivide con noi Percristina, il Barolo da cru Mosconi, di Monforte d’Alba, dedicato alla figlia scomparsa all’età di sette anni. Come dice Giuliana, il vino dei ricordi, la cui prima annata risale al 1995: “Non posso sprecare tutto, abbiamo creato l’azienda insieme, in quarant’anni. Continuare è il mio modo di essere, oltre che un sentimento”. Siamo nel cuore delle Langhe, tra gente autentica che non si risparmia nel lavoro. Domenico è stato un innovatore, un personaggio-persona la cui mancanza è molto sentita sul territorio, sicuramente uno dei più grandi produttori di Barolo. Sul vino aveva scommesso tutto, tralasciando le colture ortofrutticole subito quando eredita l’azienda di famiglia. Domenico opera una cesura importante col passato: abbandona la pratica familiare di conferimento di uve alla cantina sociale e inizia a vinificarle in proprio. Chiara la decisione di puntare sulla qualità estrema, valorizzando al massimo quello che il territorio generosamente offriva. Degustiamo anche il Barolo Ciabot Mentin Ginestra, un cru della zona di Monforte, di un terreno a 500 metri s.l.m., molto argilloso. “È un’azienda che abbiamo acquistato nel 2001, la prima, sempre senza soldi, non ne avevamo. È una zona che merita molto: un anfiteatro naturale”. E continua: “Domenico è un ricordo che mi aiuta ad andare avanti. Non era enologo ma faceva lui i vini grazie a tanta esperienza, voglia di conoscere e sperimentare. E con tanto amore”. Oggi sono 21 ettari in alcune delle migliori sottozone di Monforte d’Alba e Serralunga d’Alba. Domenico credeva fortemente che il vino fosse il territorio a farlo. Grandi Uomini. Uomini per cui una stretta di mano aveva ancora un significato.

                          

Consorzio della Vernaccia di San Gimignano. Uno dei pochi bianchi toscani in una terra di grandi rossi e prima doc italiana (6 maggio 1966). Centodieci soci, ottocento ettari, presidente e produttrice vinicola Letizia Cesani, presente con la sua Vernaccia, perfetta sotto il profilo gusto-olfattivo e premiata con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Tra gli obiettivi del consorzio tutelare l’identità della Vernaccia e al tempo stesso riqualificarne l’immagine svecchiandola. Il vino del cuore è la Vernaccia 40, creata in occasione del suo quarantesimo anniversario e dedicata a Francesca Pecorari. Una decina le aziende del consorzio presenti. Filo conduttore è la capacità di essere un vino sotto traccia, mai urlato, un vino che sa stare a tavola accompagnandola senza disturbare, che si racconta e che va ascoltato, con un buon potenziale di invecchiamento. Col tempo acquisisce note minerali e di pietra focaia caratterizzanti.

(In foto sotto, il nostro vino della solidarietà “Fatto in paradiso”. Qui nel sito le modalità per acquistarlo)

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